La vita dei «cacciatori» di tartufi raccontata in un film

di Simona De Ciero

«The Truffle Hunters» è il documentario prodotto dai registi americani Michael Dweck e Gregory Kershaw

«Sergio ci ha telefonato piangendo perché stavano tagliando una zona boschiva vicino Ferrere e, corsi lì, l’abbiamo visto commuoversi di fronte agli operai e implorare di non abbattere gli alberi. È stato allora che abbiamo sentito il bisogno di spingerci oltre la rappresentazione artistica, e fare qualcosa in prima persona per la salvaguardia di questo territorio». Sergio è uno dei trifulau protagonisti di The Truffle Hunters, un documentario di Michael Dweck e Gregory Kershaw, due registi americani che, in vacanza sulle colline lagotte, qualche anno fa si sono innamorati della zona e, telecamera alla mano, hanno deciso di raccontare la vita dei cercatori di tartufo, la profonda empatia che li lega ai loro cani, la semplicità e l’unicità della vita di campagna tra le colline Unesco piemontesi. Finite le riprese, però, i due cineasti hanno voluto spingersi oltre e dare vita a una serie di progetti paralleli a tutela del territorio locale. The Truffle Hunters, realizzato tra il 2017 e il 2019, è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione World Cinema Documentary Competition del Sundance Film Festival 2020, a Cannes, al New York Film Festival e, già insignito di numerosi riconoscimenti, sarà in cartellone domani, al Torino Film Festival.

«Quando io e Gregory ci siamo incontrati, ci siamo ritrovati a parlare con stupore delle stesse cose — spiega Michael Dweck — ci sembrava incredibile, infatti, che la storia e le tradizioni di un prodotto tanto famoso, pregiato e raro, di fatto fossero ancora sconosciute ai più». E così, i due registi hanno deciso di trasformare la vita dei cacciatori di tartufo in un’opera d’arte visiva, perché il mestiere del trifulau è un’attività normale e ordinaria per un Piemontese doc, ma per chi arriva da fuori, invece, rappresenta un vero mistero fatto di incroci e di segreti tra natura, territorio, uomo e animale. «Per arrivare al cuore dei cercatori e ai loro segreti, siamo partiti intervistando e chiedendogli di poter osservare durante la loro vita di tutti i giorni — spiega Gregory Kershaw — ogni singola scena del nostro lavoro, poi, è stata costruita come un quadro liquido, a camera ferma. Certe volte ci abbiamo messo anche una giornata — precisa — prima di capire come fissare la telecamera per dare spazio alla costruzione autonoma del racconto in cui noi, a quel punto, eravamo semplici spettatori».

The Truffle Hunters si concentra sui piaceri semplici: la buona tavola, la simbiosi cane-padrone, il bosco, zona mistica dove, tra le radici di querce ad alto fusto, nascono i tartufi. Tuttavia — conclude Kershaw — il cambiamento climatico sta prosciugando le terre dove le piogge, la deforestazione sta distruggendo gli alberi e i giovani, che avrebbero potuto dare continuità alle tradizioni di famiglia, hanno progressivamente abbandonato i piccoli centri abitati».

Un piano ambizioso, però, se ben orchestrato può fare miracoli. È il caso del progetto di Michael Dweck e Gregory Kershaw che hanno cercato (e trovato!) un gruppo di finanziatori Americani approdati in Langa in questi giorni per vedere di persona i frutti delle loro donazioni: 23 ettari di bosco tra Ferrere e Cisterna, comprato per preservare le annesse tartufaie, e due etichette di Nebbiolo e Barolo (cantine fratelli Serio e Battista Borgogno) il cui ricavato della vendita, anche grazie alla collaborazione dell’associazione locale «terre di tartufi», sarà interamente devoluto al programma di conservazione di questa preziosa e fragile terra. The Truffle Hunters: l’ennesima prova che il cibo può fare cultura e che la cultura può (ancora) affondare le proprie radici nella rilettura delle tradizioni.

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